14 marzo 2020

NOI STIAMO IN CASA

In questi giorni di isolamento forzato siamo tra di noi più connessi e legati che mai. In pochi giorni, grazie a una connessione internet, siamo entrati in casa di gente sconosciuta e abbiamo condiviso l'intimità, abbiamo girato per i musei e ascoltato concerti gratuiti. Di cose ne abbiamo fatte parecchie. Tante cose le avevamo lì nascoste dentro ad un cassetto e adesso le abbiamo tirate fuori, altre invece le abbiamo inventate per passare il tempo, scoprendo invece che il tempo passato è stato tempo utile e prezioso. Io, tutti i pomeriggi intorno alle quattro - quattro e mezza, mi siedo in cucina con i miei genitori e bevo con loro un the, ci facciamo compagnia e abbiamo tutto il tempo a disposizione. Parliamo e commentiamo le ultime notizie della giornata. Non mi era mai accaduto di avere così tanto tempo a disposizione e di non essere assalito dallo stress dell'orologio. I miei genitori non sono più giovani e sono spaventati da quanto ci sta accadendo. Li capisco, siamo spaventati anche noi figli. Loro rispettano le regole e sono bravi, mettono la mascherina quando portano fuori il cane e si disinfettano le mani tante volte al giorno. Stare a casa, in qualche modo, ci ha permesso di riscoprire l'amore e il piacere di stare vicini, proteggerci davanti a questo nemico invisibile. Ecco, il grande timore che ci attanaglia è il fatto che questo nemico non è visibile, non è per intenderci un esercito armato o una truppa di soldati, è invece un ninja trasparente, molto subdolo, vorresti vederlo per capire dov'è così da evitarlo ma non ci riesci. Siamo molto orgogliosi di tutti i medici e in generale di tutti gli operatori che in questo momento, mettendo a repentaglio anche la loro salute, combattono da veri eroi. Sono bellissimi e bravissimi. Stare a casa non è poi così male. Io studio, leggo, porto fuori il cane, oggi pomeriggio ho fatto esercizi a corpo libero e, sinceramente, ho faticato molto di più che in palestra. Stare a casa è bello ma, diciamocelo, è bello se non siamo costretti a starci. Mi sembra giusto dirlo. In questi giorni di 'solitudine', ho pensato ai momenti della mia quotidianità, alla sveglia del mattino, ai pensieri sul posto di lavoro, al collega che mi sta antipatico, al traffico serale per tornare a casa, alle discussioni in famiglia. Mi manca tutto ciò, mi manca molto e comprendo, oggi che le mie libertà sono costrette, quanto bella sia la vita anche nella sua normalità e nei momenti quotidiani difficili o fastidiosi. Passano i giorni e l'importanza di indossare un calzone pulito, di andare dal parrucchiere o di fare l'aperitivo a Milano perde sempre più valore. Mi rendo conto che sono tutte belle cose ma che, in fondo, non sono essenziali, che possono anche attendere, che sopravvivo e che sono cose che spesso hanno oscurato altre cose più essenziali che invece trascuravo. In questi giorni, in televisione e in rete, ci sono tantissimi video di persone che, dal balcone di casa, cantano, suonano la chitarra, applaudono, un dj dal terrazzo di casa ha suonato l'inno d'Italia. Sono tutti gesti bellissimi, pieni di verità, di emozione e di voglia di riscatto. Mi fanno venire i brividi lungo la schiena perché viene fuori la parte più vera e bella di questo paese, oggi in grossa difficoltà ma che sta scoprendo di avere una risorsa enorme al suo interno, cioè la 'comunità'. Una parola che in questi ultimi tempi era un po' scomparsa dal nostro vivere quotidiano. Sono tutti gesti che, in qualche modo, sembrano dire 'stiamo insieme tutti quanti' oppure 'io ci sono'. Mi piacerebbe che in questo momento, davanti a questa emergenza, anche chi ha litigato con una persona o chi non parla più con una persona, trovi dentro di sé la voglia di riabbracciarla (virtualmente).

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