1 aprile 2014

RIFORME

La svolta del cambiamento del Senato, quindi la fine del bicameralismo perfetto, è sicuramente un passo in avanti verso la ristrutturazione delle istituzioni, cominciando da quelle apicali. Sicuramente è una riforma ad effetto, da tanti anni si parlava di cambiare le Camere e in questi giorni dovrebbe diventare realtà. Se le cose sembra vadino bene e quindi la politica sembrerebbe aver intrapreso un cammino di revisione di costi ed istituzioni, esattamente poi le cose non vanno come speravamo. Prendiamo ad esempio la composizione dei consigli comunali, ultimamente già soggetta una revisione nel numero. Così, un Comune sotto i 5.000 abitanti si è visto abbassare il numero dei componenti. Sembrava una riforma per il futuro e invece è già superata. Con la nascita delle Aree Metropolitane pare proprio che il numero dei componenti dei consigli comunali, in Comuni da 3.000 a 10.000, sia complessivamente di 12 eletti e quindi un numero maggiore dell'ultima riforma. In sostanza: si torna chiaramente ad avere più persone in Consiglio e quindi più costi economici. Il tutto per creare le Aree Metropolitane, cioè una sorta di fotocopia delle Provincie. In questo paese non si ha il coraggio o la forza di cambiare radicalmente. Si fanno riforme ad effetto, che sembrano altisonanti, ma in realtà quasi sempre sono riforme - manifesto senza che portino veramente innovazioni concrete. D'altronde un cittadino medio cosa ne sa di politiche pubbliche, riforme e strategie politiche?

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