25 luglio 2016

GALLORINI ANDRIANI E RADIO DEEJAY

Da anni ascolto la radio e il mio intuito, dopo 35 anni da ascoltatore fedele, è ormai quasi infallibile. Ne so più io di tanti 'sbarbati' che ci lavorano e sanno poco o nulla. L'altro giorno, tramite il canale video su YouTube di Dearadio, ho avuto la possibilità di ascoltare alcune interviste fatte a personaggi, noti e meno noti, della radiofonia italiana. La prima cosa interessante è stato il fatto che ad essere intervistati erano operatori che quotidinamente lavorano dietro le quinte ma che svolgono o hanno svolto un lavoro fondamentale per far crescere il mezzo radiofonico. Tra le varie interviste ascoltate, mi soffermo su 2 interviste. Entrambe hanno come protagonisti due personaggi legati a Radio Deejay. Uno ci lavora ancora tutt'oggi, l'altro ha lavorato al fianco di Cecchetto sino agli anni novanta. Parlo di Vito Andriani, tecnico della radio e ora Responsabile Tecnico e di Valerio Gallorini, amministratore di Radio Deejay e braccio destro di Cecchetto. Entrambi sono legati al mondo Deejay. Se dovessi affiancare le due interviste, cioè collegarle tra loro, saltano fuori alcuni spunti interessanti che mi hanno fatto riflettere. Quando ero ragazzino, come tanti miei coetani, ascoltavo con passione la radio e in particolare Radio Deejay. Conoscevo tutto il mondo legato a questa radio, tra cui le voci, i programmi e anche i tecnici, divenuti loro stessi protagonisti perchè gli speaker li coinvolgevano nei programmi, facendoli parlare e interagire. Ricordo l'allora Giuseppe con Albertino piuttosto che Savino o Fargetta con W Radio Deejay. Al di la di tutte le cose che si potrebbero dire su quel periodo radiofonico e su quella specifica radio, oggi il sentimento comune di tutti, compresi i due sopracitati personaggi, è che Radio Deejay era nata per essere 'avanti', cioè guardava al futuro e faceva quasi tutto quanto non facevano tradizionalmente le altre emittenti come mettere musica diversa o parlare il linguaggio delle generazioni adolescenti o essere il centro di produzione artistica di talenti come Fiorello e Jovanotti, era una fucina di creatività ed elaborazione, spesso inconsapevolemente venivano messe in campo vere e proprie tecniche di organizzazione aziendale e marketing. La fantasia e la sperimentazione, il divertimento, l'intuizione sono stati fattori determinanti insieme ad una precisa organizzazione con regole e strategie. Emerge nelle interviste questo sentimento comune, di aver fatto parte, da protagonisti, del momento storico in cui la radiofonia ha cambiato pelle. Da allora, però, salvo alcune eccezzioni, la radiofonia si è stabilizzata su questo standard, forse sarebbe meglio dire che si è seduta, si è fossilizzata, si è adagiata a percorrere la strada aperta da Claudio Cecchetto e dai suoi collaboratori, che tanto ha mostrato di essere redditizia. Claudio Cecchetto è stato per la radiofonia ciò che Steve Jobs è stato per il mondo dei computer o Zuckerberg per le relazioni sociali. Le eccezioni ci sono state nel corso degli anni, alcune sono nate e morte in un poco tempo, altre invece hanno maturato e dimostrato che ci sono altre strade percorribili. Station One fu un esperimento tanto bello quanto breve, poteva essere la Deejay degli anni duemila. Morì perchè dietro non ha aveva un gruppo solido e competente, coraggioso di investire. Così come Rin. Rtl con la sua 'normalità' si è indirizzata a tutte le generazioni, perchè, sia che tu sei un bambino sia che tu sei un anziano, prima di tutto sei 'normale'. E la normalità è oggi la vera diversità. E qui arrivo al punto. Che cosa è accaduto a Radio Deejay in questi anni? Semplicemente la radio non è rimasta al passo con il cambiamento dei tempi e delle esigenze delle nuove generazioni, riparando verso un target di ascoltatori più adulto che nel passato e più facilmente catturabile in quanto è una fascia di ascoltatori abbastanza stabilizzata come esigenze e gusti, meno volatile del quattordicenne che spazia da una musica all'altra e da un media all'altro. La cosa però più preoccupante è che ha smarrito la sua identità, non sembra avere una precisa mission ma naviga nell'etere senza un'idea precisa di cosa essere. Mancano programmi e personaggi che facciano da cassa di risonanza per l'intera radio, che siano in qualche modo traino per tutti. Mancano idee e coraggio. Forse manca un ricambio genereazionale, la prima Radio Deejay era nettamente più giovane come età di persone che ci lavoravano. Manca Claudio Cecchetto.

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