6 maggio 2015

BO'

Quando vado a Bologna, come lo scorso fine settimana, ho la sensazione di essere a casa, infatti la città mi è sempre rimasta nel cuore anche se ovviamente, quando vivi un periodo non facile della vita, anche l'ambiente esterno diventa parecchio ostile. Comunque, andare in macchina e ricordarmi le strade, stare al Pratello e sentirlo familiare, sono tutte sensazioni positive di luoghi a me cari e che mi fanno sentire bene. Uno dei miei crucci, a cui però non posso dare rimedio, è questo: non essere riuscito a vedere la Bologna anni ottanta, una città più pulita, più vivibile, più creativa e soprattutto una città dove il provincialismo era l'arma vincente. Domenica prossima, non questa, c'è la maratona in città ma non ci posso andare perchè lo stesso giorno c'è la comunione. Se avessi i soldi porterei la mia fidanzata da Franco, un ristorante molto bello di Bologna, in città ma sembra di stare fuori città. C'è sempre in ballo il progetto fotografico che comporta non solo andarci ma scattare anche fotografie attinenti con quello che vorrei raccontare, un milanese che vede Bologna non proprio come semplice turista. Di Bologna mi ha sempre affascinato, tra i vari aspettti, quello della grande massa di studenti che li hanno studiato, che poi spesso, finiti gli studi, l'hanno lasciata per sempre e altri invece che sono diventati bolognesi adottivi trovando un lavoro e facendosi una famiglia. Non nascondo che un po' mi manca, d'altronde io sono sempre un poco malinconico. Anche se Milano rimane sempre Milano, la mia città.

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