Le temperature si sono abbassate
e siamo in linea con questo luglio decisamente poco estivo. Quando però viene
fuori il caldo si sente tutto e anche la stramaledetta umidità con cappa che ti
si attacca alla pelle. Piacevole è stato ieri sera mettermi sul divano a vedere
la televisione. Ho
visto una parte del film Paolo Borsellino, interpretato da Giorgio Tirabassi. Vedendo
il film, mi sono reso conto di quanto questo uomo, come Giovanni Falcone e
altri uomini, sia stato abbandonato e tradito dallo Stato a cui invece ha reso
servizio e fedeltà. Penso anche a Giorgio Ambrosoli, un altro uomo perbene che
è morto per compiere il suo ufficio con dovere e dignità. Penso ad una bella
frase che disse il Borsellino del film alla figlia riguardo un esame
universitario che doveva tenere ma di cui non era molto pronta. Non so se la
frase sia reale ma è molto bella nella sua essenzialità. Teniamo conto che
viene detta da un uomo che si sente tradito e finito. Dice “non è importante il
voto (risultato), l’importante è fare sempre il proprio dovere fino in fondo”. Un
modo anche per dire che non bisogna avere paura perché l’impegno e la serietà
superano qualsiasi prestazione o competizione. Insomma, le storie di
Borsellino, di Falcone, di Ambrosoli, di tutti coloro che con il loro
sacrificio, svolgendo il proprio lavoro, hanno voluto dimostrare che questo
Stato corrotto lo si può cambiare, sono storie che hanno fatto la storia e che
saranno studiate e prese ad esempio. Falcone e Borsellino avevano capito,
secondo me, che la mafia non poteva più essere interpretata co come il
picciotto con la coppola che staziona nella piazza del paese. Questo era un
concetto vecchio di mafia. La mafia ormai non ha più confini né si può più
personificare, la mafia è nei palazzi e nelle persone meno sospettabili. Per
questo Falcone prima e Borsellino poi sono stati uccisi, erano diventati un
pericolo non tanto per il mafioso in quanto tale ma per chi con la mafia aveva
una connessione. Ricordo quando è accaduta la strage di Falcone e poi quella di
Borsellino. Rimanemmo tutti spaventati davanti a quelle immagini che, anziché Palermo,
sembravano giungere da una zona di guerra. Credo che noti tutti, adulti e ragazzi, abbiamo provato un senso di "abbandono" in quei momenti.
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