C’era
quest’artista pugliese ma emigrato per quasi dieci anni a Bologna, si chiamava
Andrea Pazienza. Un disegnatore molto bravo, scomparso prematuramente. A
Bologna era andato per studiare al Dams ed erano gli anni d’oro della città,
quegli anni dove Bologna era una sorta di Londra per le mode e la nascita di
tutto era innovativo per i giovani ma era anche una sorta di piccola Parigi perché
a Bologna si viveva bene senza le paure di uscire alla sera dopo le nove. Pazienza
viveva in un viale della città che porta fuori, una casa anonima con sotto all’angolo
un bar che frequentava molto spesso. Sarebbe ancora anonimo come edificio se
non fosse che nel 2013 correvano i 25 anni della sua morte e la città ha deciso
di rendere omaggio al suo artista “adottivo” mettendo una lastra con il suo
nome sopra l’ingresso. Pazienza ha vissuto gli anni d’oro della città, quegli
anni in cui visse anche un altro grande artista emiliano: Tondelli. Curioso che
molto spesso Pazienza pagava colazioni o cene con disegni. Oggi i suoi disegni
ma anche i murales hanno sicuramente un grande valore, non solo economico. Insomma,
negli delle frequentazioni bolognesi Pazienza divenne un disegnatore
riconosciuto e affermato. I suoi personaggi traggono ispirazione quasi tutti da
conoscenti che incontrò a Bologna ma non erano bolognesi. L’altra sera mi è
capitato di rivedere un pezzo del film a lui dedicato, o meglio dedicato alle
sue opere: Paz. E’ un film che concentra le storie di quattro protagonisti dei
suoi disegni, che nel film si incontrano solo in modo indiretto, si sfiorano,
si annusano ma mai un contatto diretto. Ecco, Pazienza lo accosto a Tondelli.
Sono l’espressione artistica di quegli anni d’oro, difficili ma pur sempre
eccitanti. Ebbero la fortuna e la bravura di essere riconosciuti artisti e di
spiccare il volo della fama. Come accade poi sempre, quando un artista scompare
automaticamente diventa più bravo, più intelligente, più artista. Ma Bologna in
quegli anni offrì innumerevoli prove di persone che diedero voce a quell’ambiente
in fermento. Peccato che Pazienza, come Tondelli, non ci sia più. Chissà oggi
cosa avrebbe fatto di bello?
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