15 settembre 2016

TONDELLI, PAZIENZA, TAMBURINI

Lo scritto che Tondelli dedica a Pazienza nel libro 'Vita da Paz' , una lettera di saluto all'amico scomparso di overdose, sembra quasi un presagio della sua di morte, che avverà qualche anno dopo. Entrambi hanno vissuto nella Bologna fantastica degli anni settanta e di riflesso anche gli ottanta. Ognuno, a suo modo, è stato interprete di quegli anni, forse Pazienza ha assorbito di più il clima politico - sociale degli anni settanta bolognesi, per poi riversarlo nei suoi fumetti. Sicuramente il Dams è stata un officina di talenti e di idee, di comportamenti e di vita. Qualcuno ha sottolineato il fatto che Pazienza fu più innovativo di Tondelli. A mio parere entrambi, a loro modo, hanno apportato arte e novità. Un altro artista, che viene citato veramente poco, ma che fu considerato innovato, è stato Stefano Tamburini. E' deceduto purtroppo. Fu un grandissimo disegnatore e fumettista. Un talento che sicuramente lo si affianca a Pazienza. Qualcun'altro dice che Pazienza è sopravalutato. In quanto morto giovane, da vera rockstar, ora tutti lo decantano come se fosse stato il Dio del fumetto. Non è stato un Dio ma semplicemente un fumettista molto bravo, il primo a raccontare con un linguaggio unico la Bologna di quegli anni. Non me ne intendo molto di fumetti, so che oggi un grandissimo fumettista è Gipi. Anche lui, a suo modo, ha imparato da Pazienza, per poi staccarsi e trovare la propria strada, la propria espressione, la propria vocazione artistica. Ci si chiede cosa sarebbe diventato oggi Pazienza. Avrebbe sicuramente evoluto le sue storie. Prima di morire, infatti, aveva già cambiato, ambientando una storia a fumetti nel medioevo.

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