30 marzo 2014

ESTRANEO

Il giorno del mio funerale. Allegria, è bello scrivere alla notte e pensare che in fondo chi farà festa sarà la frutta matura e l'attesa della cena. Il tempo che passa e noi che non siamo mai gli stessi. In fondo, vivere o morire è la medesima cosa quando hai paura di vivere. Ok, sono sono pensieri disconnessi di uno che ha lavorato e che in fondo è stanco, perchè si può e si deve essere stanchi quando onestamente hai portato a casa la giornata, sia che tu abbia 30 anni sia che tu ne abbia 70 di anni. Grazie al cielo la stanchezza è uno stato trasversale che non conosce l'età. La cosa buffa delle persone è che, oltre a non accorgersi di vivere, sono anche nella presunzione di essere gli unici che lavorano, che faticano, che hanno ragione, che guardano le stelle e che in fondo sono loro i responsabili del fatto che la terra gira intorno al sole. Questi scienziati dovrebbero essere in Svizzera a studiare i protoni e invece sono qui, disillusi dalla vita reale, frustrati da ciò che non saranno mai e persi nelle loro giornate senza senso. Di tutta questa festa di questi giorni personalmente interessa ben poco. I pettegolezzi, le voci, le dicerie, le falsità, le verità, le promesse, i balli e gli sputtanamenti, sono molto lontane dal mio modo di vivere. Mi interessa, per quanto possibile, una sola cosa: lavorare e lavorare bene. Chi predica onestà e verità è solitamente colui che a suo tempo si è comportato proprio in maniera opposta. E adesso ne paga le conseguenze. 

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