29 gennaio 2015

INTO THE WILD

Ho iniziato a leggere il libro da cui è stato tratto il film Into the Wild, film diretto e scritto da Sean Penn. Ho letto solo poche pagine ma subito mi ha colpito la freddezza e la determinazione con cui questo ragazzo, il cuo nome vero era Chris ma il nome che diceva alla gente era Alex, ha deciso di intraprendere il suo personale viaggio fino all'Alaska, alla ricerca della natura e di se stesso. Un cammino lento e inesorabile verso il punto ultimo di ogni essere umano cioè un'esistenza condivisa solo con se stessi e con il silenzio intorno. Secondo me Chris era consapevole a metà di questo aspetto. Con il suo viaggio solitario voleva vivere la natura, voleva mettersi in gioco, voleva provare l'ebbrezza della libertà assoluta ma forse anche voleva dire addio a una parte di se stesso che evidentemente non gli piaceva più. Mentre leggevo le pagine mi sono immaginato io, con la macchina fotografica, a scattare fotografie in quei posti fantastici e isolati dal mondo intero, a catturare le ombre, le luci, i colori, gli animali e quel famoso autobus abbandonato dove il povero Chris ha trovato la morte. Dove alcuni cacciatori hanno ritrovato il suo corpo ormai decomposto e sfinito dagli stenti per mancanza di cibo e acqua. Sembra una storia assurda, quasi paradossale, ma è la realtà accaduta ad un giovane americano, forse un po' sognatore e un po' Kerouac, che ha voluto mettersi in gioco. Leggere in questo momento della mia vita mi fa bene, diciamo che mi fa evadere dalla vita, un po' come la fotografia che per me è un grandissimo appiglio per vivere e per vedere meglio la vita altrui.

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