4 aprile 2014

ASPETTANDO

Si può sempre perdere. E non parlo della politica o dello sport. Parlo della vita. Si può sempre perdere ed essere comunque felici. E’ un momentaccio. Ma dentro di me, nel bene e nel male, nel grande e nel piccolo, ho i miei momentacci. Li vivo così come vengono, li somatizzo, li odio e quando li ho poi odio anche tutto il resto. Diciamo onestamente che non riesco a trovare la mia misura. Diciamo onestamente che in questo momento non capisco dove mi sto collocando. Diciamo anche che vorrei mille cose ma non mi avvicino neppure ad una di queste. E quindi cammino, magari meno forte un giorno e più forte un altro giorno. Penso che gli altri, chi più e chi meno, viaggiano nella stessa lunghezza d’onda. In realtà poi non è così affatto. C’è chi sta bene, c’è chi sta così così e chi invece sta da schifo. Probabilmente io mi colloco tra la seconda e la terza posizione. Praticamente navigo tra il così così e lo schifo. E non riesco proprio a riemergere da questa condizione, da queste sabbie mobili. Egoisticamente penso a me stesso e cerco di tirarmi su, non mi accorgo che ho intorno persone a cui ho un senso del dovere ma con cui non riesco a parlare. Per responsabilità mia. Per responsabilità loro. Penso che alla fine ognuno rimane solo con se stesso e seppure abbia dei problemi nessuno in realtà riuscirà mai a comprenderli fino in fondo. Se capissimo gli altri, vuole dire che siamo stati in grado di capire noi stessi innanzitutto. Io non mi capisco e quindi non capisco neppure gli altri. Inutile dire che oggi come oggi me ne andrei via perché è la solita storia che mi ripeto ogni volta. Per cui non la dico. Però me ne andrei via.  Se fosse semplice prendere e partire, invece ti ritrovi comunque legato da mille nodi al posto in cui stai. E per ognuno dei conoscenti, amici, parenti tu non sei un “uno” con un’unica personalità, un unico carattere e un’unica testa. Ma sei l’intelligente, il divertente, lo scemo, l’inutile. 

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