1 luglio 2014

PAZIENZA



C’era quest’artista pugliese ma emigrato per quasi dieci anni a Bologna, si chiamava Andrea Pazienza. Un disegnatore molto bravo, scomparso prematuramente. A Bologna era andato per studiare al Dams ed erano gli anni d’oro della città, quegli anni dove Bologna era una sorta di Londra per le mode e la nascita di tutto era innovativo per i giovani ma era anche una sorta di piccola Parigi perché a Bologna si viveva bene senza le paure di uscire alla sera dopo le nove. Pazienza viveva in un viale della città che porta fuori, una casa anonima con sotto all’angolo un bar che frequentava molto spesso. Sarebbe ancora anonimo come edificio se non fosse che nel 2013 correvano i 25 anni della sua morte e la città ha deciso di rendere omaggio al suo artista “adottivo” mettendo una lastra con il suo nome sopra l’ingresso. Pazienza ha vissuto gli anni d’oro della città, quegli anni in cui visse anche un altro grande artista emiliano: Tondelli. Curioso che molto spesso Pazienza pagava colazioni o cene con disegni. Oggi i suoi disegni ma anche i murales hanno sicuramente un grande valore, non solo economico. Insomma, negli delle frequentazioni bolognesi Pazienza divenne un disegnatore riconosciuto e affermato. I suoi personaggi traggono ispirazione quasi tutti da conoscenti che incontrò a Bologna ma non erano bolognesi. L’altra sera mi è capitato di rivedere un pezzo del film a lui dedicato, o meglio dedicato alle sue opere: Paz. E’ un film che concentra le storie di quattro protagonisti dei suoi disegni, che nel film si incontrano solo in modo indiretto, si sfiorano, si annusano ma mai un contatto diretto. Ecco, Pazienza lo accosto a Tondelli. Sono l’espressione artistica di quegli anni d’oro, difficili ma pur sempre eccitanti. Ebbero la fortuna e la bravura di essere riconosciuti artisti e di spiccare il volo della fama. Come accade poi sempre, quando un artista scompare automaticamente diventa più bravo, più intelligente, più artista. Ma Bologna in quegli anni offrì innumerevoli prove di persone che diedero voce a quell’ambiente in fermento. Peccato che Pazienza, come Tondelli, non ci sia più. Chissà oggi cosa avrebbe fatto di bello?

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