13 aprile 2016

DISCORSO UN PO' COSI'

E' inevitabile ripensare al passato, anche se non deve essere il motivo conduttore della propria vita o l'ancora di salvezza per andare avanti. Si va avanti, nel bene e nel male, vivendo il presente e l'attimo. Ancora di più: ogni respiro è prossima vita futura. Non mi accorgo, non ci accorgiamo, che respiriamo ogni istante e grazie al quel respiro, magari sottile e labile, andiamo avanti, progrediamo, faccio un passetto in avanti nel nostro cammino e viviamo un nuovo attimo di vita, e così per sempre. Dunque, capita di ripensare al passato e chiedersi, inutilmente, come sarebbe andata se io mi fossi comportato in modo diverso, perchè noi siamo i fautori della nostra propria vita e del destino che ci creiamo. Poi il tutto fa parte di un progetto molto più grosso, di un disegno astrale o divino a cui non possiamo fare nulla se non accettarlo e basta. La materna. Le scuole elementari. Il mio paese. L'adolescenza. La maturità. Le regole sociali ti spingono a raggiungere il gradino più alto, quella della maturità, che comporta responsabilità, doveri e diritti, un perimetro di situazioni da edificare e conservare fino a quando non muori e quindi chiudi il cerchio partito dalla scuola materna. Sono convinto che, guardandomi attorno, la facciata è quella di tante persone mature e quindi responsabili, di fatto ci sono in giro molti deserti, molti vuoti, molte persone immature. La facciata per la società è quello che conta, la coscienza vogliamo solo ricarcciarla dentro e non farla parlare, deve tacere. Ma eliminarla è alquanto impossibile. Non so perchè oggi ho intrapreso questo discorso ma lo avevo qui pronto, dentro la bocca, sui polpastrelli delle mani che stanno digitando i tasti della tastiera.

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