20 novembre 2015

SIAMO TUTTI IN PERICOLO

Come era facile prevedere sono cominciati i falsi allarmi a Roma e Milano per pacchi sospetti. Ferme le linee della metropolitana per sacchetti e zaini incustoditi. E' la psicosi del terrore, la psicosi della strage che potrebbe toccare anche te. Poi i media e i politici non aiutano a stemperare dato che parlano, senza mezzi termini, di possibili attacchi chimici e batteriologici. Il prefetto di Roma parla, giustamente, del fatto che non si può avere un rischio attentato pari a zero. D'altronde quando si utilizza il termine 'rischio', è sottintesa la probabilità che potrebbe accadere un certo evento. E così oggi, sfidando bombe e attacchi, vado a Milano a controllare le lenti a contatto. Prima vorrei passare al camposanto per salutare le persone che non ci sono più. E questa sera mangiamo tutti insieme, con la Prisci e con i miei genitori. Intanto ieri ho comprato Ragazzi di Vita, un bel romanzo di Pasolini. E proprio ieri, casualmente, leggendo un libro che si intitola Alverare, l'autore cita Pasolini nella famosa frase di chiusura della sua ultima intervista. 'Siamo tutti in pericolo'. Una frase assai poetica e reale, una frase a cui potremmo dare mille interpretazioni anche dinnanzi ai fatti appena accaduti a Parigi. Ovviamente Pasolini con quella frase non si riferiva certo ad attacchi e stragi terroristiche quando al decadimento della società frutto anche di una classe politica incompetente e furba. E' ufficiale che nell'attacco dell'altra notte portato dalla polizia francese ai terroristi, sia rimasto ucciso colui che è considerato la mente delle stragi parigine. I media e non solo hanno quindi identificato in lui il mostro, il nemico. Ora la Francia dormirà sonni più tranquilli. C'è sempre questa tendenza a raffigurare il nemico, a dargli un volto e una storia, quando poi il nemico numero uno è la mentalità che forma un movimento o gruppo di seguaci, che vivono e lottano per un ideale, che considerano sovrano e per cui si può anche morire. Il problema non è l'uomo che ha il fucile ma ciò che sta dentro quell'uomo, nel suo cuore, nella sua testa.

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