29 maggio 2014

IL PAESE



Ricordo quando mi svegliavo alle cinque del mattino per essere al lavoro alle sei. Più o meno era questo periodo se non sbaglio. Ricordo il caldo ma anche quella sensazione particolare di svegliarsi la mattina e di viaggiare nella città vuota. E poi accorgersi poco alla volta che il sole cresceva e il giorno veniva fuori. Abbandonate le logiche politiche e di lista, si torna bene o male a fare una vita un filo più tranquilla senza serate, gazebi e cose varie. Vedremo in questi tempi chi di noi avrà voglia comunque di fare qualcosa e chi invece deciderà di mettersi da parte. Sia l’una che l’altra scelta sono comunque scelte condivisibili e da rispettare. Lavorare cinque anni fuori non è assolutamente facile e non è neppure stimolante, o meglio gli stimoli occorre trovarli. Mi sono reso conto, con una certa soddisfazione, che il livello politico di queste elezioni è stato veramente basso e mediocre. Le strategie politiche, quelle vere, non ci sono assolutamente state. Nel sottotono della campagna elettorale, hanno prevalso le risse verbali, gli insulti, i non saluti e azioni politiche che si sono riassunte ad esempio in questa situazione: “coinvolgiamo Tizio, che è amico di Caio e quindi ha una famiglia di quattro persone che ci possono votare”. E’ finito anche il paese che noi tutti ricordavamo, il paese delle famiglie e del potere di voto che esercitavano. C’è di buono che, male che vada, il paese per altri cinque anni stagnerà in un lassismo imbarazzante, con i soliti problemi e le solite mancanze. Il paese è cambiato già da tempo e quanlcuno non ha voluto accorgersi di questo fatto.

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