26 ottobre 2015

FURBETTI

Ormai ho compreso che durante il fine settimana mi è difficile scrivere il post, una volta lo facevo. Va' bene, diciamo che è una pausa anche necessaria, il blog si ferma e  si riposa il sabato e la domenica. Venerdì pomeriggio sono andato in Corso Lodi, è una delle zone che meno frequento anche per via del fatto che la trovo fuori mano. Comunque è molto frequentata ed è un'arteria cittadina importante, forse la vecchia Milano sta proprio la. Sabato invece siamo andati, come ormai facciamo settimanalmente, a mangiare al giapponese, poi un giretto nella bella zona di Via Ravizza. E domenica il pranzo a casa di amici della mia compagna, solitamente sono pranzi 'lunghi', ieri in realtà tutto si è svolto in modo più veloce, anche per via del fatto che nel pomeriggio dovevamo portare la bimba a cavallo. E poi c'è stato il cambio dell'ora, un'ora indietro che vuol dire aver guadagnato un'ora di sonno in più ma avere il buio prima durante il pomeriggio. Per il resto mi accorgo di come la politica locale sia lontana dal cittadino e il cittadino, parimenti, lo è dalla politica locale. E' una distanza reciproca, voluta volontariamente e involontariamente da entrambi. A tal proposito, l'esempio del dipendente comunale di Sanremo che timbra in mutande il cartellino è lo specchio di una faccia del paese che è comica, maldestra e surreale. E' un immagine che rievoca le commedie all'italiana. Naturalmente il paese si indigna, punta il dito contro il dipendente pubblico in generale definendolo con i termini più biechi e accusandolo di essere la rovina del paese, ecco perchè il paese è in crisi: la colpa è del dipendente comunale. Questo il luogo comune nelle bocche delle persone comuni. Non giustifico il vigile del Comune di Sanremo ma non posso neppure dire che tutti siamo così. Se vale questa regola allora un imprenditore che evade (milioni) fa ladri tutti gli imprenditori italiani. E l'evasione, si sa, fa più danni di una classe intera di dipendenti che timbra e poi va' a dormire. Comunque è insito in tutti noi voler essere furbetti, un po' più furbetti del nostro vicino.  

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