15 giugno 2016

LEONCAVALLO

Questa notte e' venuta giù tutta l'acqua che da giorni doveva venire su Milano e provincia. Un vero acquazzone con lampi e tuoni. Evviva giugno che a metà è già andato e che al momento ha regalato brutto tempo. Oggi secondo giorno di malattia e, dato che sono in malattia e infortunio, ho già delle cose da fare tipo montare asse del wc, andare in tintoria e comprare il libro di scuola della bimba. E il tutto devo cercare di farlo nelle ore in cui posso uscire da casa perché, giustamente, può arrivare la visita fiscale e dato che sono un malato vero visto la schiena mezza rotta, non mi va' di avere problemi inutili. Nel marasma dei libri e riviste che sto leggendo, ho iniziato a leggere il libro di Segalini per Shake Edizioni, che racconta il giorno del 1989 in cui il centro sociale Leoncavallo fu sgomberato dalla polizia. Divenne il centro sociale più famoso d'Italia e trovò poi altre collocazioni incita sino a quella attuale. Credo che quello sgombero fu lo spartiacque tra il vecchio e nuovo centro sociale. Eravamo nella Milano da bere e delle pere, una Milano certo difficile che tracciava senza pietà linee divisorie tra le classi sociali ma il Leoncavallo, come anche altri centri sociali, era una sorta di punto comune perché frequentato da figli di ricchi e figli di poveri. E' un libro, secondo me, che vale la pena leggerlo perché racconta un pezzo di realtà di quel periodo, a cavallo tra gli anni '80 e '90, periodo che spesso oggi tiriamo in ballo quando, dinanzi alla situazione attuale, rimpiangiamo l'era craxiana dove tutti comunque stavano bene, la vita era bella e non conoscevi la parola 'crisi'.

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