11 settembre 2014

BONUS FISCALE

Ieri pensavo ai famosi ottanta euro che il Governo Renzi ha dato sottoforma di bonus fiscale a chi ha un reddito inferiore ad una certa cifra. Iniziativa lodevole, nessuno in passato si era preoccupato di fare tanto per i lavoratori di ogni categoria. Secondo me esistono però degli errori in questo bonus, che il Governo dovrebbe valutare. Il primo errore è di natura strettamente macroeconomica: non si può sperare che gli ottanta euro siano il motore che innesca i consumi. Gli ottanta euro, nella maggior parte dei casi, servono in parte a coprire buchi (es: bollo auto o parte dell'assicurazione o bolletta rifiuti, ecc) che non si riescono a coprire con le normali entrate mensili. Metterli da parte, cioè in banca, diventa pertanto assai difficile se non impossibile e comunque sono soldi che non finiscono nel circuito ma diventano "latenti". Per innescare i consumi, cioè per far sì che le famiglie spendano, occorre avere una stabilità lavorativa che innesca quindi un ottimismo sul futuro. Se non è assicurato il posto di lavoro, se non vengono date garanzie perchè il lavoro si trasformi in sicurezza futura, nessuna famiglia spenderà per comprare un secondo maglione al bambino quando anche fa fatica a comprare il primo. Il secondo errore è di natura tecnica: non si più fare di un erba un fascio, cioè elargire questi soldi basandosi unicamente sul fattore reddito annuale. Ci sono persone, o meglio famiglie magari unireddito, che guadagnano più della fascia stabilita ma mantengono uno o due figli perchè separati. Questo ultimo errore si ricollega purtroppo al grave malfunzionamente della sicurezza sociale nel nostro paese, cioè lo Stato italiano non ha una fotografia del paese reale. La mossa del bonus fiscale mi ricorda tanto quanto Berlusconi tagliò l'Ici sulla prima casa. Alla fine, nonostante questa mossa, le famiglie continuarono la loro discesa nel baratro economico. La speranza, caro Renzi, non la si ha regalando 80 euro così che il fidanzatino può portare a mangiare fuori la fidanzatina il sabato sera. La speranza la si ha quando ogni mattina le persone si alzano dal letto e vanno a lavorare nella convinzione che quel posto di lavoro non gli sarà toccato e, anche quando accadesse, lo Stato è in grado di aiutarle concretamente con sostegni economici e sociali.

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