25 settembre 2014

I.C.F.

Ho messo nella borsa un piccolo taccuino di pagine bianche, penso che possa servirmi nel scrivere quello che mi viene in mente. E' un piccolo esperimento. Molto romantico e poetico, per catturare le emozioni che nascono in testa e che poi inevitabilmente spariscono se non le fermo. E' un modo per tenermi un po' lontano dall'iphone e dal suo modo di organizzare le idee o meglio il modo che ho imposto io al mio iphone. Siamo quasi arrivati al fine settimana e, caso davvero strano, c'è sempre stato il sole qui su Milano, nonostante le promesse non erano delle migliori. Ho quasi finito di leggere il famoso libro presto in prestito dalla biblioteca. Mi sorge una domanda spontanea: ma quelli della I.C.F.non le hanno mai prese? Leggendo il libro, a parte sparuti piccoli eventi, le hanno sempre date e di santa ragione agli avversari. Leggendo il libro sembra di leggere la storia di un esercito e non di hooligans inglesi. Si parla di strategie, azioni studiate, capi e luogotenenti, roba che credevo esistesse solo in ambito militaresco o di guerra. C'è anche da dire, però, che a differenza di quanto può avvenire oggi, ai tempi queste bande avevano un solo scopo: la supremazia sugli avversari e il desiderio di menare le mani. Nessun affare losco o traffici illeciti nelle curve, cosa che mi sembra accada oggi in molte curve di tifosi italiani. Un'altra cosa che onestamente un po' mi da fastidio è la strumentalizzazione che i soliti sociologi hanno voluto dare del fenomeno hooligans, cioè studiarli come se fossero una specie animale speciale o rara, appiccicando loro addosso teorie forse esagerate. Ma questo avviene non solo analizzando le tifoserie violente, qualsi fatto che fa clamore viene messo sotto la lente di ingrandimento.

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