25 febbraio 2014

ALBERT

Si chiama Albert e vive alla Stazione Centrale di Milano. E' un barbone. Inutile girarci intorno, chiamiamolo come vogliamo ma barbone, purtroppo, è la parola più esatta. Anche perchè la barba la ha veramente e lunga. L'ho conosciuto sabato mattina. Lui ha fatto un favore a me, un favore grosso. Si è prestato per delle fotografie. Io ho fatto un favore a lui. Un piccolo favore, una goccia nell'oceano della povertà e solitudine ma anche una goccia può aiutarlo a vivere un poco meglio la giornata. Albert si chiama così perchè suo papà lo ha chiamato come il grande Albert Einstein. Quando gli ho chiesto, con reverenza, se potevo scattargli due foto gli si sono illuminati gli occhi. Gli ho spiegato il perchè faccio queste fotografie e lui non ha battuto ciglio, ha finito di fumare la sua sigaretta e poi si è messa in posa, nonostante gli avessi detto di essere il più naturale possibile. Gli scatti sono venuti bene, inutile dirlo. Un espressione che dice tutto e che cerco spesso in quello che fotografo. Albert è russo. Da dieci anni vive in Italia, prima a Napoli e poi a Milano. Ha perso il lavoro, faceva lo stalliere. Poi, ma non ho capito bene cosa sia accaduto, la Guardia di Finanza ha chiuso il lavoro e lui è ritrovato senza soldi e senza casa. Mi sono ripromesso che prossimamente lo andrò ancora a trovare e gli porterò un sacchetto con dentro delle cose da mangiare. Al momento è questo quello che posso fare per lui. Mentre me ne andavo via, non ho avuto il solito senso di colpa quando fotografo una persona in difficoltà. Con lui ho parlato, mi ha detto che era un generale dell'esercito Russo e che ha combattuto anche in Cecenia. Mi ha parlato dei Ceceni, dei soldati, mi ha detto che sono delle bestie, che quando catturavano un soldato russo semplicemente lo sgozzavano come un animale. Mi ha chiesto come mi chiamavo. Abbiamo parlato per cinque minuti, anche dell'Italia che lui vede come un paese di brava gente. Questa storia è anche Milano. Questa storia è anche quanto accade tutti i giorni nelle città del mondo. Lui vive in un materasso affianco all'ultimo binario della stazione. Mi sono chiesto dove siano le istituzioni locali. Non è possibile che Albert viva grazie alla solidarietà dei cittadini che scendono o salgono dal treno. 

Nessun commento:

Posta un commento