17 maggio 2013

NIGUARDA

Alle volte penso che una persona vicino a me può resistere poco perchè io fondamentalmente sono uno chiuso, introverso e mai contento di quello che mi gira intorno. Invidio, nel senso buono della parola, coloro che sanno cogliere da poco o dal nulla la felicità della giornata. In questi giorni penso a quanto accaduto sabato mattina all'alba a Niguarda. Mi ha logicamente colpito la vicenda e in particolar modo mi ha colpito la storia del giovane Daniele, che aiutava suo padre a distribuire i giornali. Abitava a Quarto Oggiaro, uno dei quartieri più difficili della città ma che oggi invece appare molto meno duro degli anni precedenti. Era un ragazzo perbene di una famgilia perbene, lavoravano onestamente per avere una vita decorosa. E come tutti i vent'enni aveva i suoi miti, i suoi sogni e le sue sperenze. Abitava in Via Graf, ci sono stato poco tempo fa in uno dei miei giri solitari in cerca di spunti da fotografare. Mi ha colpito anche la storia dell'altro ragazzo morto, era seduto tranquillo all'esterno di un bar e si godeva pacificamente la sua bevanda. L'altro giorno è morta anche una terza persona, il pensionato aggredito al parco mentre portava fuori a spasso il suo cane. Morire come sono morte queste persone è davvero un'ingiustizia, un destino beffardo. Mi spiace, veramente.

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