23 aprile 2012

ANDREA E FEDERICA

Ieri a sorpresa è anche spuntato il sole, dopo dieci minuti di vera pioggia. E faceva anche caldo. Sono andato al centro commerciale con mia sorella che doveva fare la spesa, mentre giravo dentro mi guardavo attorno. Sorpreso dalla presenza massiccia di gente che la domenica fa la spesa, sotto un punto di vista è anche positivo che un supermercato se vuole può rimanere aperto, offre la possibilità a chi non vuole sprecare il sabato mattina tra pasta e biscotti di farlo la domenica che, solitamente, è un giorno un poco sonnacchioso. Stupito dalla coda di gente che si era formata per prendere un gelato finto. Ma se vuoi un gelato, buono, perchè non vai in una gelateria seria dove lo fanno artigianale? Sempre ieri ho scombussolato i miei soliti programmi, ovvero sono andato a messa alle 11 di mattino visto che sabato sera non ero andato, ho messo a posto gli appunti del corso universitario e per finire ho messo giù un altro capitolo del mio libro. 
In internet ieri sera ho trovato alcuni articoli di giornale riguardanti due fatti che ai tempi mia avevano particolarmente colpito. Sono entrambi fatti tragici seppur diversi tra loro. Il primo riguarda quel ragazzo, allora 31 enne, che nel 2003 cominciò a sparare all'impazzata in via Mosè Bianchi, uccidendo la moglie, una vicina di casa, ferendo gravemente altre persone che passavano sotto casa fino ad uccidersi. Per un pomeriggio intero, fino a sera, ha tenuto in scacco la polizia e un quartiere intero. Quando il reparto speciale della Polizia entrò in casa, lui si era già ucciso e accanto aveva il corpo della povera moglie. Si chiamavano Andrea Calderini e Helietta Scalori. 
Il secondo fatto riguarda la storia di un giovane avvocato che si chiamava Federica Marchetti, aveva 27 anni quando il Cessna. su cui viaggiava sopra l'Argentina diretto in Patagonia, precipitò. A bordo, oltre a lei, altre persone tra cui Agostino Rocca, presidente della Techint. Era nipote di Piergaetano Marchetti, illustre notaio di Milano e docente all'Università Bocconi. Il padre di Federica, Michele Marchetti, grande amico di Rocca e notaio anch'egli, era deceduto solo un anno prima colpito da infarto. Quello strazio, la morte del padre, l'aveva molto segnata però Federica era una ragazza molto forte, amante della vita, e ancora con più coraggio e determinazione aveva ripreso la sua strada e, come avrebbe voluto il papà, riuscì a superare l'esame di procuratore legale. Per riposarsi dalle fatiche dello studio e per staccare un po' dal pensiero della perdita del padre, l'amico di famiglia Agostino Rocca l'aveva invitata per quel viaggio. 
Di queste storie, apparentemente opposte, al di là purtroppo della profonda comune tragicità, mi colpirono alcuni aspetti a dir poco singolari. 
Sono due storie che nascono e si consumano a cavallo tra aprile e maggio, e proprio in questi giorni mi sono ritornate in mente senza che prima conoscessi questo elemento temporale.
Sia Andrea Calderini che Federica Marchetti erano ragazzi di Milano e della Milano bene, appartenevano a solide famiglie borghesi, che nell'immaginario comune sono sempre nuclei familiari privi di qualsiasi tipologia di problema.
Ma Andrea e Federica avevano anche un altro elemento che li accomunava, cioè abitavano nello stesso quartiere, quasi nella stessa via. Andrea Calderini viveva in via Mosè Bianchi e Federica Marchetti, se non vado errato ricordandomi i giornali di allora, viveva in Via Pellizza da Volpedo.
Non so, ma ogni volta che mi capita di passare per quelle strade e guardare dal di fuori le belle case, provo sempre una sensazione di felicità ma anche di tristezza, quasi di amara rassegnazione.





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