11 novembre 2013

AMARE

Amare se stessi e amare il prossimo sono esercizi difficili e che richiedono continuità. Non è facile essere consapevoli che si può anche amare e amare bene. Con mia mamma, che amo, in questi giorni ho avuto distanze su alcune cose che mi accadono. Io so di non parlare bene e so anche che sbaglio i tempi in cui dovrei parlare, lei ha la sua testa e forse non riesce ad ascoltarmi liberandosi dei suoi schemi mentali. La cosa disarmante è questa: mi sono ritrovato a raccontare un mio problema, alla fine lei è stata in grado di sottoporre l'attenzione su un'altro aspetto che per me non è un problema. Ma d'altronde è giusto così: lei è mia mamma, sarà stanca e soprattutto mi vede in una certa maniera. In questo momento, ma è ovvio che sia così, la persona che mi comprende di più è la Susy. Ma non perchè lei è una maga o una psichiatra, semplicemente perchè ha il dono di ascoltare, di provare a capire e di guardarmi in modo oggettivo. Ho notato che quando parli agli altri dei tuoi problemi, che magari loro non hanno, ti guardano o come un marziano o non comprendono perchè tu hai i problemi. Vorrei sottolineare questo: non sono i soldi, non sono la famiglia, non è la fortuna di una vita mediamente agiata la medicina che ti cura il cuore e l'anima dai tuoi mostri come la paura del domani, la paura delle incertezze, la paura di non essere nessuno, la paura di confrontarsi con gli altri. Questi sono mostri che uno come me deve lottare indipendentemente dai soldi (che comunque non sono ricco), dall'avere dietro una famiglia e dall'avere una fidanzata. La depressione, le ansie e le paure sono patologie che bisogna curare e non si curano ragionando solo per massimi sistemi: non ti manca niente e allora devi essere felice. Purtroppo occorre un lavoro interno, cominciando ad imparare che le cose devono scivolare addosso con la semplicità più estrema. Ogni genitore educa i propri figli come meglio crede ma nessun genitore è perfetto e l'educazione si riflette sempre sul corso futuro dei figli. Ora, all'alba dei 40 anni, con un animo ancora ragazzino (meno male) cerco nuovamente di cambiare per risistemare alcune caselle del mio puzzle che ultimamente sono andate fuori posto. Avrei voglia di parlare con mia padre, che generalmente è una persona silenziosa ma che capisce tutto, ma ho paura di sbagliare come ho fatto con mia mamma. In fondo anche lui, come mia mamma, è mio genitore e i genitori, giustamente o ingiustamente, ti vedono sempre come il loro figlio. Un aspetto sorprendente che mi è capitato e che in parte mi sta piano piano modificando la vita, diventando più responsabile e maturo, è la presenza della piccola Alice. Non sono suo padre biologico però mi sento suo padre adottivo, suo amico e (forse) consigliere di vita.

Nessun commento:

Posta un commento