4 agosto 2014

LUCA BANDIERA



Ieri pomeriggio ho guardato su internet la storia di via Emilio Bianchi a Milano, o meglio ho letto alcuni articoli di giornali datati anni novanta. Fine anni ottanta, primi anni novanta questa via di Milano divenne famosa per essere una sorta di “fortino” della droga. C’erano gli spacciatori (che abitavano appunto nelle case Iacp), c’erano i tossici, c’era la gente perbene. Chi arrivava in Via Emilio Bianchi, che fosse un tossico che cercava la dose o un cittadino normale, veniva subito inquadrato dalle sentinelle e se dovevi entrare nel cortile c’era una sorta di perquisizione se non ti conoscevano o comunque se non ti avevano mai visto prima. I medici che entravano a far visita al paziente di turno venivano perquisiti, la fermata dell’autobus fu arretrata. Insomma, era un gruppo di case bianche molto chiuso in cui accedervi diventava molto difficile se non impossibile. Questa è anche la storia dei ragazzi che in quegli anni smerciavano la droga e terrorizzavano il quartiere. Niente scuola ma turni di lavoro di otto ore, il guadagno era facile e così anche la possibilità di comprarsi abiti firmati e di marca oppure motori potenti. Questa è la storia anche di Luca Bandiera, uno dei ragazzi boss di quegli anni. In un intervista rilasciata ad un giornale diceva “in quegli anni, quando al sabato sera uscivo di casa con soli 4 milioni in tasca mi sentivo uno sfigato o un poverino….”. Questo per far capire come andavano le cose per quei ragazzi. Poi però la brutta strada prima o poi ti bussa sulle spalle e ti ricorda di essere una brutta strada. Il fedele amico e compagno di Luca venne ucciso in un agguato e lui la scampò solo perché quella sera di tanti anni fa decise di cambiare strada. Poi arrivarano altre morti ed infine la Polizia con l’operazione che portò in carcere molte persone, sgominando quell’associazione a delinquere e ripristinando la legalità nella zona. Luca divenne testimone di quei fatti e raccontò quanto accadeva, facendo nomi e cognomi. Grazie a lui molti finirono in galera e lui divenne un “infame”. Una scelta coraggiosa quella di Luca, lo Stato lo protesse fino al giorno in cui, per soccorre la madre che non si era sentita bene lasciò casa dove era costretto a stare e lo Stato ritirò la sua protezione. Divenne quindi un uomo facile bersaglio degli ex amici e colleghi. Luca ha cercato comunque di rimettersi in gioco nella vita, trovò una fidanzata, un lavoro e cercò anche di recuperare quelle cose belle che si fanno negli anni della giovinezza ma che lui non aveva mai provato perché la sua giovinezza l’aveva bruciata sulla strada. Un giorno Luca, probabilmente in una situazione difficile, tradì quella che era la sua nuova vita, fatta anche di testimonianze nelle scuole per raccontare la sua prima vita, e fece una rapina in uno sportello bancario in Viale Cogni Zugna. Venne preso e arrestato. Di lui le cronache non si sono più occupate. Luca rimane un icona in negativo per la Milano di quegli anni ma anche un esempio di come la vita e il destino ti portino a cambiare strada. Un ragazzo, scampato a quegli anni e a quelle amicizie pericolose, racconta così oggi i suoi amichetti di cortile “ho fatto il conto che su dieci amici almeno la metà non ci sono più, qualcuno invece vive come un vegetale in casa….”.

15 commenti:

  1. Cosa posso dire! Forse porvi una riflessione. Ieri mattina facevo la solita passeggiata con max il mio cagnolino, e un anziano si e avvicinato a max cosi incomincia ad accarezzarlo,era una persona piacevole, e parlando mi confidò che lui vorrebbe un cagnolino, perché si sente solo, non ha amici, intanto i suoi occhi diventano lucidi, io vorrei ma come posso dargli da mangiare con la pensione che mi danno da artigiano faccio fatica io a mangiare, arrivare a fine mese. E con i suoi occhi lucidi continua a toccare con la sua mano max. Io npn riesco a non pensare che sia profondamente ingiusto e la cosa più vergonosa che di queste situazioni di sofferenza, solitudine, sono persone ignorate, vi passano accanto nellA vita di tutti i giorni, e nemmeno ve ne accorgete. Perché non ci provate dare una parola di conforto aiuta, aiuta entrambi.

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  2. Mah, io vivevo a 500 dalla "via", si perché ai tempi bastava dire "la via", così sapevi già di cosa parlavi. Tata, il muto, giri etc etc erano delle belle rotture di scatole

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  3. Che poi il 99% del crimine era messo in atto da 4 ragazzini tra i quali Luca...il resto erano Papponi...

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    1. Giusto le cose più sporche le facevano fare a noi

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  4. i personaggi di tutte queste vicende , dovrebbero guardarsi dentro , perchè di danni ne hanno fatti e anche tanti, famiglie distrutte dalla droga, cattiverie di tutti i generi , avevano in tasca quattro soldi e sembravano i boss di milano, non meriterebbere nemmeno un minimo di attenzione questi personaggi.....facile pentirsi , o comodità, che poi alla fie ci hai mangiato pure tu, per carità ammirevole quello che ha fatto, ma per cambiare ci vuole altro nella vita

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  5. Mi piacerebbe poter parlare con Luca o con qualcuno che ha vissuto via Bianchi di quegli anni

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    1. io conoscevo i più grandi del gruppo

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    2. io ci ho lavorato nel fortino...e ti posso dire che era un lavoro vero e proprio,tra la vendita e la preparazione era attiva quasi h24...ci mangiava tanta gente a sbafo o con compiti marginali,e i sopracitati,definiti i ragazzi tutto fare...portavano avanti tutto

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  6. Si è vero in via E.Bianchi,faceva quasi tutto un Quartetto di "sbarbati" esaltati e senza scrupoli,poi uno di questi col susseguirsi degli eventi,divenne il capetto del quartiere e pupillo del Drago...figlio di P....

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    1. Chi sarebbero Luca,Gamba,Andrea e Roberto? Tutti infami

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  7. questi erano gli sbarbati io dico i grandi del gruppo quelli che comandavano.

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