Ieri pomeriggio ho guardato su internet la storia di via
Emilio Bianchi a Milano, o meglio ho letto alcuni articoli di giornali datati
anni novanta. Fine anni ottanta, primi anni novanta questa via di Milano
divenne famosa per essere una sorta di “fortino” della droga. C’erano gli
spacciatori (che abitavano appunto nelle case Iacp), c’erano i tossici, c’era
la gente perbene. Chi arrivava in Via Emilio Bianchi, che fosse un tossico che
cercava la dose o un cittadino normale, veniva subito inquadrato dalle
sentinelle e se dovevi entrare nel cortile c’era una sorta di perquisizione se
non ti conoscevano o comunque se non ti avevano mai visto prima. I medici che
entravano a far visita al paziente di turno venivano perquisiti, la fermata
dell’autobus fu arretrata. Insomma, era un gruppo di case bianche molto chiuso
in cui accedervi diventava molto difficile se non impossibile. Questa è anche
la storia dei ragazzi che in quegli anni smerciavano la droga e terrorizzavano
il quartiere. Niente scuola ma turni di lavoro di otto ore, il guadagno era
facile e così anche la possibilità di comprarsi abiti firmati e di marca oppure
motori potenti. Questa è la storia anche di Luca Bandiera, uno dei ragazzi boss
di quegli anni. In un intervista rilasciata ad un giornale diceva “in quegli
anni, quando al sabato sera uscivo di casa con soli 4 milioni in tasca mi
sentivo uno sfigato o un poverino….”. Questo per far capire come andavano le
cose per quei ragazzi. Poi però la brutta strada prima o poi ti bussa sulle
spalle e ti ricorda di essere una brutta strada. Il fedele amico e compagno di
Luca venne ucciso in un agguato e lui la scampò solo perché quella sera di
tanti anni fa decise di cambiare strada. Poi arrivarano altre morti ed infine
la Polizia con l’operazione che portò in carcere molte persone, sgominando
quell’associazione a delinquere e ripristinando la legalità nella zona. Luca
divenne testimone di quei fatti e raccontò quanto accadeva, facendo nomi e
cognomi. Grazie a lui molti finirono in galera e lui divenne un “infame”. Una
scelta coraggiosa quella di Luca, lo Stato lo protesse fino al giorno in cui,
per soccorre la madre che non si era sentita bene lasciò casa dove era
costretto a stare e lo Stato ritirò la sua protezione. Divenne quindi un uomo
facile bersaglio degli ex amici e colleghi. Luca ha cercato comunque di
rimettersi in gioco nella vita, trovò una fidanzata, un lavoro e cercò anche di
recuperare quelle cose belle che si fanno negli anni della giovinezza ma che
lui non aveva mai provato perché la sua giovinezza l’aveva bruciata sulla
strada. Un giorno Luca, probabilmente in una situazione difficile, tradì quella
che era la sua nuova vita, fatta anche di testimonianze nelle scuole per
raccontare la sua prima vita, e fece una rapina in uno sportello bancario in
Viale Cogni Zugna. Venne preso e arrestato. Di lui le cronache non si sono più
occupate. Luca rimane un icona in negativo per la Milano di quegli anni ma
anche un esempio di come la vita e il destino ti portino a cambiare strada. Un
ragazzo, scampato a quegli anni e a quelle amicizie pericolose, racconta così
oggi i suoi amichetti di cortile “ho fatto il conto che su dieci amici almeno la
metà non ci sono più, qualcuno invece vive come un vegetale in casa….”.
Che storia
RispondiEliminaCosa posso dire! Forse porvi una riflessione. Ieri mattina facevo la solita passeggiata con max il mio cagnolino, e un anziano si e avvicinato a max cosi incomincia ad accarezzarlo,era una persona piacevole, e parlando mi confidò che lui vorrebbe un cagnolino, perché si sente solo, non ha amici, intanto i suoi occhi diventano lucidi, io vorrei ma come posso dargli da mangiare con la pensione che mi danno da artigiano faccio fatica io a mangiare, arrivare a fine mese. E con i suoi occhi lucidi continua a toccare con la sua mano max. Io npn riesco a non pensare che sia profondamente ingiusto e la cosa più vergonosa che di queste situazioni di sofferenza, solitudine, sono persone ignorate, vi passano accanto nellA vita di tutti i giorni, e nemmeno ve ne accorgete. Perché non ci provate dare una parola di conforto aiuta, aiuta entrambi.
RispondiEliminaAiuta e sarai aiutato Ciao mio amato luca
EliminaMah, io vivevo a 500 dalla "via", si perché ai tempi bastava dire "la via", così sapevi già di cosa parlavi. Tata, il muto, giri etc etc erano delle belle rotture di scatole
RispondiEliminaTUTTI INFAMI
RispondiEliminaChe poi il 99% del crimine era messo in atto da 4 ragazzini tra i quali Luca...il resto erano Papponi...
RispondiEliminaGiusto le cose più sporche le facevano fare a noi
Eliminai personaggi di tutte queste vicende , dovrebbero guardarsi dentro , perchè di danni ne hanno fatti e anche tanti, famiglie distrutte dalla droga, cattiverie di tutti i generi , avevano in tasca quattro soldi e sembravano i boss di milano, non meriterebbere nemmeno un minimo di attenzione questi personaggi.....facile pentirsi , o comodità, che poi alla fie ci hai mangiato pure tu, per carità ammirevole quello che ha fatto, ma per cambiare ci vuole altro nella vita
RispondiEliminaMi piacerebbe poter parlare con Luca o con qualcuno che ha vissuto via Bianchi di quegli anni
RispondiEliminaChi conoscevi?
Eliminaio conoscevo i più grandi del gruppo
Eliminaio ci ho lavorato nel fortino...e ti posso dire che era un lavoro vero e proprio,tra la vendita e la preparazione era attiva quasi h24...ci mangiava tanta gente a sbafo o con compiti marginali,e i sopracitati,definiti i ragazzi tutto fare...portavano avanti tutto
EliminaSi è vero in via E.Bianchi,faceva quasi tutto un Quartetto di "sbarbati" esaltati e senza scrupoli,poi uno di questi col susseguirsi degli eventi,divenne il capetto del quartiere e pupillo del Drago...figlio di P....
RispondiEliminaChi sarebbero Luca,Gamba,Andrea e Roberto? Tutti infami
EliminaChe fine hanno fatto i ragazzi di Via Bianchi di quegli anni?
Eliminaquesti erano gli sbarbati io dico i grandi del gruppo quelli che comandavano.
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