26 giugno 2013

BRASIL

Era uno dei paesi più poveri e disastrati del mondo, se togliamo l'Africa. Nel corso degli anni, complici diversi fattori e convergenze, è diventato una potenza mondiale. Quest'anno si distingue anche nello sport con la Confederation Cup e l'anno prossimo con i Mondiali. In questi giorni leggiamo notizie e vediamo immagini di gente brasiliana in piazza che protesta. Fa strano vedere i brasiliani che protestano per diritti che, così sostengono, gli sono stati negati. O meglio, sono stati sottratti soldi in alcuni servizi pubblici per finanziare altre cose meno importanti e vitali. Fa strano vedere i brasiliani così agitati, nel senso che vent'anni fa, non sapendo forse neppure cosa fossero i diritti sociali, non avrebbero mai pensato di scendere nelle piazze e protestare. Oggi lo fanno in conseguenza del fatto che una buona parte di loro ha raggiunto un bottino di servizi e diritti che ora però vede, ingiustamente, diminuire. Sarcasticamente potrei dire che il Brasile di vent'anni fa siamo noi ora e che loro sono l'Italia che fu. Non sono mai stato in Brasile, così come non sono mai stato in altri mille posti del mondo. Di certo non ci andrei, come molti turisti, per un fine sessuale, più volgarmente chiamato "turismo sessuale". Mi piacerebbe andare nelle favelas di Rio o San Paolo e con la mia Canon fotografare la vita reale, di chi ancora vive nei margini del mondo. Il Brasile è pieno di colori, la loro freschezza, la loro gioia, il voler sempre fare festa sono la salvezza di questa parte di mondo.

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